Vi propongo alcuni spunti tratti da Platone ispirati da queste giornate uggiose...
Socrate, maestro di Platone, rispetto all’enigma della morte nell’Apologia aveva formulato due ipotesi:
“La morte o è come un non essere più nulla, e chi è morto non ha più nessun sentimento di nulla, o è proprio, come dicono alcuni, una specie di mutamento e di migrazione dell’anima da questo luogo quaggiù a un altro luogo”.
“La morte o è come un non essere più nulla, e chi è morto non ha più nessun sentimento di nulla, o è proprio, come dicono alcuni, una specie di mutamento e di migrazione dell’anima da questo luogo quaggiù a un altro luogo”.
(Platone, Apologia di Socrate, 40 c).
Platone nel Fedone scioglie il dilemma e afferma con precisione che l’anima è immortale e che la morte è preferibile alla vita, anzi è il bene più grande.
L’anima diventa la dimensione incorruttibile, immateriale, soprasensibile e divina dell’uomo (antropologia dualistica). L'uomo, secondo Platone, è la sua anima.
Egli afferma, infatti:
“Chi sa mai se vivere è morire e morire è vivere? E davvero può darsi che noi, in realtà, siamo morti! Come già ho sentito dire anche dai filosofi: noi, attualmente, siamo morti e nostra tomba (sema) è il corpo (soma) e quella parte dell’anima (psychè) nella quale hanno sede le passioni, per sua natura si lascia trascinare, e in su e in giù si lascia sospingere (ora dagli impulsi sensibili, ora dalla ragione)”. (Platone, Gorgia 492e -493b)
L’anima diventa la dimensione incorruttibile, immateriale, soprasensibile e divina dell’uomo (antropologia dualistica). L'uomo, secondo Platone, è la sua anima.
Egli afferma, infatti:
“Chi sa mai se vivere è morire e morire è vivere? E davvero può darsi che noi, in realtà, siamo morti! Come già ho sentito dire anche dai filosofi: noi, attualmente, siamo morti e nostra tomba (sema) è il corpo (soma) e quella parte dell’anima (psychè) nella quale hanno sede le passioni, per sua natura si lascia trascinare, e in su e in giù si lascia sospingere (ora dagli impulsi sensibili, ora dalla ragione)”. (Platone, Gorgia 492e -493b)
Voi cosa ne pensate?
Io credo che sia meglio vivere profondamente legati alla nostra corporeità. Non è importante sapere se l'anima è immortale. E' invece necessario costruirci una vita fatta di relazione autentiche, di attenzione verso gli altri. E' importante saper gustare la vita, sapendo aspettare i tempi giusti delle cose e delle persone.
E' bello saper di aver vissuto appieno la nostra vita quaggiù, sapendo di aver perseguito la giustizia e l'amore. Questa è la vita secondo me e la possiamo vivere non perchè siamo anime ma perchè siamo corpi!
FDB
1 commento:
Hai ragione. E' meglio vivere profondamente...cercando di cogliere ogni momento come fosse unico ma soprattutto non portandosi dietro alcun rimorso in punto di morte perchè vivere bene...significa prepararsi alla morte (Socrate - Fedone) e, come vedi, ritorna sempre il mio amico Platone! Ciao. Karl Kraus
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